Circolo virtuoso Il nome della Rosa

Giulianova Alta, Via Gramsci 46/a 

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Sabato 21 dicembre ORE 22,00

GUIDA ALL’ASCOLTO

Perché volete disturbarmi se io forse…”

JETHRO TULL VS TRAFFIC

A cura di: L. CRESCENTINI, C. “Charlie” RUGGIERI, P. DI CRISTOFARO. Letture scelte:Luciana DI PIETRO

 

Al crocevia tra progressive, folk e hard-rock, i Jethro Tull del flautista Ian Anderson hanno coniato una formula peculiare. Tra lunghe suite multiformi e accelerazioni rock 

Pochi gruppi possono vantare una longevità e una coerenza artistica come i Jethro Tull, in tal senso secondi solo ai Rolling Stones, e per pochi gruppi come i Tull si è creata e cronicizzata una dicotomia così netta tra considerazione critica e successo di pubblico, che tutt’ora, se non premia il gruppo come vendite, accorre numeroso ai concerti del gruppo.
I Jethro Tull esordiscono discograficamente nel 1968 con This Was, che propone una musica incentrata sulla chitarra di Mick Abrahams ma soprattutto sul flauto di Ian Anderson, già all’esordio leader del gruppo. Il disco è lontanissimo dal progressive che tra l’altro era ancora in gestazione, concretizzando invece un folk-rock dalle tinte blues, con a tratti qualche attitudine hard, caratterizzato dall’uso massiccio del flauto, utilizzato sia in chiave solistica che contrappuntistica, sia in chiave lirico/melodica che ritmico/aggressiva. Il gruppo ha un sound molto compatto ed efficace, ma quello che colpisce fin da subito è la grande capacità e fluidità di scrittura di Anderson.

Fonte: ondarock.it

 

 

Guidati dal talento precoce di Steve Winwood, i Traffic hanno traghettato il rock britannico dalla psichedelia al prog, fino a sviluppare un soft-rock jazzato particolarmente efficace sul mercato americano. La bizzosa storia di uno dei gruppi più poliedrici dell’epoca. 

I Traffic sono probabilmente l’unica band nella storia in grado di pubblicare una pietra miliare del rock psichedelico e una del rock progressivo. La sola entità che potrebbe contendergli questo primato sono i Pink Floyd, che però rappresentano un discorso a parte, visto che ancora oggi molti mettono in discussione la loro effettiva appartenenza al prog, sia per un approccio compositivo alquanto distante dalle altre band del settore, sia per una maestria tecnica nettamente inferiore alla media.
La musica dei Traffic è invece più inquadrabile. Hanno avuto un’evoluzione rocambolesca, ma i loro continui cambiamenti hanno sempre spinto in una direzione perfettamente contestualizzabile nel proprio tempo. Si tratta di una delle band più rappresentative per le mutazioni che hanno interessato il rock più evoluto a cavallo fra i Sessanta e i Settanta, eppure questo aspetto si è rivelato a doppio taglio. Se all’epoca la capacità di captare le vibrazioni contemporanee e darne un quadro preciso li rese alquanto popolari, oggi li fa apparire superati. Fra i tanti nomi classici dell’epoca i Traffic sono forse quello il cui fan ha l’età media più elevata.

Fonte: ondarock.it